In questo articolo trattiamo il tema dell’assegno divorzile e difficoltà economica
Assegno divorzile: scopri quando si ha diritto all’assegno, cosa dice la Legge, come decide il Giudice e perché non basta essere in difficoltà economica.
Dopo anni di matrimonio, può capitare che una separazione o un divorzio lascino non solo ferite affettive, ma anche profonde incertezze economiche.
C’è chi, magari per scelta condivisa, ha dedicato anni alla cura della famiglia, mettendo da parte la carriera o rinunciando al lavoro.
E ora si ritrova a dover ricominciare, ma senza gli stessi mezzi o possibilità dell’altro coniuge.
In queste situazioni, la domanda è naturale:
“Ho diritto a un assegno divorzile? Basta il fatto che economicamente mi trovi in difficoltà?”
La risposta a questa domanda richiede di entrare nel merito di come funziona davvero l’assegno divorzile.
Non basta, infatti, trovarsi in una condizione economica sfavorevole per ottenerlo.
Assegno divorzile: Cosa dice la legge?
La legge – precisamente l’art. 5 della Legge sul divorzio (n. 898/1970) – dà al giudice il potere di stabilire se spetti un assegno e in che misura. Ma nel farlo, valuta una serie complessa di elementi, come:
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le condizioni economiche e lavorative di entrambi gli ex coniugi;
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la durata del matrimonio;
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il contributo dato alla vita familiare;
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le ragioni del divorzio;
- se la persona può rendersi economicamente autonoma anche in rapporto all’età (in caso di coniuge senza attività lavorativa).
Ma cosa significa in concreto?
Negli ultimi anni, la giurisprudenza ha trasformato l’approccio:
con la Sentenza delle Sezioni Unite n. 18287/2018, la Cassazione ha introdotto una nuova interpretazione, superando il precedente criterio basato esclusivamente sul tenore di vita.
La sentenza stabilisce che l’assegno deve garantire una funzione assistenziale, compensativa e perequativa, tenendo conto del contributo di ciascun coniuge alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio comune.
In pratica, si valuta se il coniuge richiedente l’assegno abbia subito uno squilibrio economico a causa delle scelte condivise durante il matrimonio, che abbiano compromesso le sue opportunità.
“Esempio: Se hai rinunciato a lavorare per prenderti cura della casa, dei figli o per supportare la carriera del coniuge, quel sacrificio deve avere un peso.”
La Cassazione ha ribadito questo principio in numerose sentenze recenti, tra cui n. 28928 del 2023, la quale aveva riconosciuto l’assegno divorzile ad una donna che, dopo un matrimonio lungo, non aveva più mezzi per reinserirsi nel mondo del lavoro.
Ma attenzione: l’assegno divorzile non è automatico.
Se la difficoltà economica non è collegata al matrimonio (ad esempio se derivata da scelte personali post-divorzio), il giudice potrebbe non riconoscerlo.
Inoltre, la nuova relazione stabile del beneficiario può portare alla revoca dell’assegno divorzile: come stabilito dalla Cassazione (ordinanza n. 32198/2022), la convivenza con un nuovo partner può indicare l’inizio di un nuovo progetto di vita autonomo.
Conclusione:
In sintesi, essere in difficoltà non basta.
Serve ricostruire attentamente il ruolo avuto durante il matrimonio, i sacrifici fatti, e come questi abbiano inciso sulla tua autonomia futura.
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